L’Ecuador segna un traguardo nella lotta dell’umanità per proteggere il pianeta. Domenica 20 agosto 2023, la maggioranza della popolazione ha votato a favore del mantenimento del petrolio nel sottosuolo all’ interno del blocco 43, noto come ITT, che comprende i campi Ishpingo, Tambococha e Tiputini. Il «Sì» ha ottenuto il 59%, mentre il «No» il 41%.
Nelle province amazzoniche di Sucumbíos e Orellana, da dove viene estratto il petrolio da oltre 50 anni, nonostante l’influenza dell’industria estrattiva nell’attuale generazione di occupazione, in gran parte precarizzata e con manodopera non qualificata e nonostante il ruolo dei governi locali che ricevono redditi dal petrolio e che con il loro silenzio sono diventati complici della campagna per il «No», più del 45% della popolazione ha votato «Sì».
Pablo Fajardo, consulente legale dell’UDAPT, indica che il trionfo nella consulta sullo Yasuní obbliga i nuovi governanti a pensare ad un Ecuador post-petrolifero e a ridurre l’energia derivante dai combustibili fossili. Inoltre, sottolinea che il Paese ha inviato un chiaro messaggio ai suoi governanti, i quali dovranno ascoltare e obbedire al popolo.
L’UDAPT esprime la sua gratitudine alle organizzazioni, ai collettivi e al popolo di Sucumbíos e Orellana che si sono uniti alla campagna per proteggere lo Yasuní e conferma la sua lotta costante per la difesa di una vita sana, libera dall’ inquinamento, ancor più ora che la popolazione di tutto l’Ecuador ordina di fermare lo sfruttamento del blocco 43, così come qualsiasi tipo di estrazione mineraria nel Chocó Andino.
Questa posizione del popolo ecuadoriano richiede alle Nazioni Unite (ONU), al mondo industrializzato e soprattutto al governo dell’Ecuador di attuare politiche pubbliche concrete che consentano uno sviluppo sostenible e in armonia con la natura per le popolazioni di queste aree. Uno sviluppo che deve essere pensato a partire da un Ecuador post-petrolifero che passi dall’estrazione e dall’esportazione di materie prime a un Paese piu’ consapevole, che apporti valore aggiunto alla sua produzione.
È giunto il momento che lo stato ecuadoriano riconosca l’inefficienza e l’irresponsabilità ambientale nell’estrazione petrolífera, la quale e’ causa di:
- una media vergognosa di perdite petrolifere settimanali che inquinano il suolo, l’aria, i bacini idrografici e danneggiano la salute e i mezzi di sussistenza delle comunità rurali di Sucumbíos e Orellana;
- un danno alla salute della popolazione, tale per cui in entrambe le province di Sucumbíos e Orellana c’è un alto tasso di persone affette da cancro, in particular modo donne (70%), in rapporto alla media nazionale;
- una pratica di politiche di divisione e manipolazione delle comunità dove si trovano i pozzi e i campi petroliferi determinando divisione all’interno delle comunità, la corruzione dei leader, favori, aggressioni e persino morti violente, come nel caso della Comunita’ Cofán Dureno.
Con il risultato della consulta, il governo è obbligato a risanare l’ambiente e le comunità colpite direttamente dall’inquinamento causato dall’estrazione petrolifera.
Il governo deve anche provvedere a garantire le risorse che non verranno più generate dal blocco 43, sfruttando in modo adeguato e immediato il gas che attualmente viene bruciato. Riteniamo che lo Stato potrebbe ottenere un reddito aggiuntivo di almeno 600 milioni di dollari all’anno.
Implementare l’interconnessione del sistema elettrico nazionale con il sistema petrolifero presso la sottostazione di Shushufindi. Con questa interconnessione si ridurrebbero notevolmente i costi di produzione nei campi più vecchi, consentendo al governo di risparmiare almeno 200 milioni di dollari all’anno.
L’Ecuador ha compiuto un passo gigantesco nella salvaguardia del suo territorio, della foresta come ‘casa comune ‘ e di tutta la biodiversità.
I figli dei nostri figli, i loro figli, i loro nipoti celebreranno questo giorno. La Pachamama respira di nuovo.
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